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Shadow of the Colossus

Shadow of the Colossus

Un classico intramontabile, che torna a regalare grandi emozioni a distanza di quasi 15 anni.

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Correva l'anno 2005 quando Team Ico, alla sua opera seconda, regalò al mondo un titolo come Shadow of the Colossus. Avvincente quanto lento, enigmatico quanto emozionante, l'avventura diretta da Fumito Ueda approdò su PlayStation 2 quasi come una scommessa, dopo che lo studio nipponico aveva pubblicato qualche anno prima Ico sulla stessa piattaforma di Sony, un gioco che aveva scosso dall'interno critica e pubblico e che in quegli anni era già diventato un fenomeno popolare. Replicare il medesimo successo, anche mantenendo le stesse atmosfere respirate in Ico, sarebbe stata un'impresa colossale per chiunque - perdonate il gioco di parole - ma Team Ico dimostrò ancora una volta di avere un talento straordinario, sancendo così il proprio status di studio di sviluppo di culto.

Nonostante Shadow the Colossus abbia già assistito ad una riedizione in alta definizione per PlayStation 3 nel 2011, all'ultima conferenza E3 di Sony la compagnia ha annunciato un remake per PS4, caratterizzato da un nuovo motore grafico e da una grafica squisitamente moderna, il cui lavoro sarebbe stato curato dai Bluepoint Games, uno studio texano noto ai più per aver curato alcuni dei remake e remaster più belli e interessanti del panorama videoludico, compresa la stessa The Ico & Shadow of the Colossus Collection pubblicata nel 2011. Con le spalle forti e una grande popolarità che li precede, i ragazzi di Bluepoint Games sono stati invitati ancora una volta a mettere le mani sul titolo di Team Ico, ma questa volta lavorando da zero sul codice originale del gioco e offrendo probabilmente uno dei loro remake migliori di sempre. E mentre attendete con trepidazione il prossimo 7 febbraio, data in cui Shadow of the Colossus tornerà a risplendere su PS4, proviamo a spiegarvi perché è così straordinario.

Shadow of the Colossus
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In Shadow of the Colossus, vestiamo i panni di Wander, un giovane misterioso che, in sella al suo fidato destriero Agro, raggiunge un gigantesco tempio in pietra, il Sacrario del Culto, dopo aver compiuto un lungo ed estenuante viaggio che ci viene raccontato attraverso un'intensa e suggestiva cutscene introduttiva. Avvolta in un lenzuolo, giace Mono, una ragazza dalla pelle color perla all'apparenza addormentata, che Wander adagia delicatamente su un altare in pietra all'interno del Sacrario. Scopriamo che l'eroe è giunto al tempio per invocare Dormin, un oscuro spirito che ha la capacità di risvegliare i morti dal loro sonno eterno, affinché possa ridare la vita alla fanciulla che porta con sé, vittima di un sacrificio. Per risvegliare Mono, Wander scopre, grazie ad una voce che riecheggia all'interno del sacrario, che per invocare Dormin e riportare, dunque, in vita la ragazza ha il compito di affrontare sedici diversi Colossi, disseminati nella vasta mappa del mondo al di fuori del tempio, in modo da sprigionare le ombre che questi giganteschi Titani racchiudono al loro interno. Una volta che le sedici imponenti creature verranno sconfitte, Wander potrà esprimere il suo desiderio e riportare in vita Mono.

Ed è esattamente qui che l'affascinante mondo di gioco di Shadow of the Colossus si apre ai nostri occhi e ci inghiotte letteralmente. Saltando in sella ad Agro, in compagnia di Wander usciamo dal Sacrario del Culto e iniziamo ad esplorare la vasta landa desolata che accoglie e nasconde i sedici colossi che abbiamo il compito di distruggere, e già da questi primi minuti di gioco notiamo la grande originalità che, già a suo tempo, aveva distinto il gioco di Team Ico. La nostra unica e sola guida per raggiungere i massicci Colossi è la spada magica che Wander porta con sé, la quale - grazie ad un fascio di luce azzurro - ci indica il percorso che dobbiamo percorrere per raggiungere le immense creature. Una volta che il fascio di luce diventa dorato, significa che siamo nei pressi del Colosso e che dobbiamo prepararci ad un feroce combattimento. Nessun nemico ulteriore, nessun ostacolo o intralcio che possa fermare la nostra corsa contro il tempo e contro i Colossi: siamo solo noi, Wander e Agro, impegnati ad attraversare in lungo e in largo una mappa di gioco che, a dispetto dell'avventura oscura che stiamo affrontando, nasconde luoghi davvero paradisiaci e impressionanti.

Tuttavia, la prima grande difficoltà da affrontare in Shadow of the Colossus, che rappresenta di per sé il primo enigma da risolvere, è capire esattamente quale sia il percorso giusto da seguire per raggiungere effettivamente il nostro gigantesco nemico. Nonostante Wander riceva dalla voce misteriosa le indicazioni sul Colosso successivo da affrontare e nonostante la spada magica in suo possesso ci indichi la direzione da percorrere, ci troveremo molto spesso a vagare per la mappa di gioco per qualche decina di minuti abbondante, in quanto, molto spesso, la strada percorsa termina con una massiccia parete di pietra o in un dirupo, costringendoci a fare marcia indietro e ritentare un altro percorso. Questo espediente ci permette, tuttavia, di goderci i fantastici e variegati panorami che costituiscono la mappa di gioco, ciascuno caratterizzato da un'ambientazione diversa - si passa dal deserto alla foresta più fitta in poche cavalcate - e che nascondono al loro interno un affascinante Colosso a tema.

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Nel nostro continuo vagabondare, abbiamo davvero la possibilità di ammirare nella sua interezza l'encomiabile lavoro eseguito dai Bluepoint Games. Quello che un tempo era un mondo molto squadrato e poco definito, magari accecato da un'eccessiva sovraesposizione o "mangiato" da una nebbia fin troppo fitta per nascondere alcuni difetti dati dalle minori possibilità tecniche di un tempo, si apre finalmente a noi nella sua straordinaria bellezza, dimostrando l'eccellente capacità dello studio texano di restituire nuova linfa vitale ad un gioco che porta sulle sue spalle il peso gigantesco di ben 13 anni - un'eternità per il settore videoludico.

La cura meticolosa che Bluepoint ha messo nella ricostruzione dei vari ambienti che costituiscono la mappa è la medesima che si riscontra una volta che ci imbattiamo nel Colosso. Ciascuno dei sedici imponenti titani è stato ricreato in modo ineccepibile, risaltando aspetti e caratteristiche che, per ovvie ragioni tecniche, sono andate un po' perdute all'epoca. Quando, attraverso gli occhi di Wander, scrutiamo da lontano o dal basso il Colosso per capire quale possa essere il modo giusto per scalarlo e infliggergli i nostri colpi letali, è impossibile non rimanere esterrefatti dall'attenzione certosina ai dettagli che Bluepoint Games ha messo nel ricreare i Colossi, a partire dal pelo su cui spesso saremo costretti ad arrampicarci o a restare aggrappati per raggiungere i punti deboli del nostro avversario. La sua animazione, che restituisce appieno la sua sinuosità all'ondeggiare del Colosso, è qualcosa di miracoloso, quasi imprevedibile se si pensa quale possa essere il materiale originale di partenza. In altre parole, tutto ciò che Bluepoint ha toccato, rimaneggiando il codice originale, è stato riportato a nuova vita, restituendo un mondo nuovo, vivo e pulsante, che, anche a distanza di così tanti anni, riesce a lasciarci davvero a bocca aperta.

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Se è vero che il titanico lavoro svolto dai Bluepoint Games gioca un ruolo fondamentale in questo remake di Shadow of the Colossus, ciò che permette al titolo di Team Ico di resistere alle insidie del tempo è il suo eccezionale gameplay. L'idea che, ad ogni scontro con un Colosso, il giocatore sia chiamato in causa, a ragionare su quale possa essere il modo giusto per affrontarlo e come riuscire a scalarlo, funziona ancora oggi, a distanza di quasi tre lustri, dimostrando quanto Shadow of the Colossus sia ancora paurosamente attuale. È vero, non neghiamo una certa legnosità in alcune animazioni - principalmente di Agro e Wander, non tanto dei Colossi - che ci ricordano, ogni tanto, l'età che questo remake cerca di nascondere con alcuni imbellettamenti grafici, ma il concept che sta alla base del gioco di Team Ico funziona ancora in modo straordinario e regala ancora tanta soddisfazione, soprattutto quando un combattimento contro un Colosso ti ha portato via qualche decina di minuto abbondante.

Per quanto riguarda l'aspetto prettamente grafico, Bluepoint Games ha messo a disposizione due possibili varianti con cui goderci Shadow of the Colossus: la modalità Cinema e la modalità Performance. Nel primo caso, grazie a questa modalità - soprattutto se avete schermi full HD o 4K abbinati a PS4 Pro - l'aspetto grafico viene incredibilmente esaltato, offrendo una risoluzione molto alta, tuttavia a discapito del framerate, che resta bloccato a 30fps. Nel caso della modalità Performance, questa offre, al contrario, migliori prestazioni in termini di framerate (a 60 fps), ma questo, ovviamente, va a compromettere in modo significativo le texture, che risultano molto meno dettagliate e spesso, soprattutto nelle sezioni con molta luce o viranti al bianco, offre troppa sovraesposizione luminosa. Inutile precisarlo, abbiamo scelto di gran lunga la modalità Cinema, che risulta il perfetto compromesso tra stabilità in termini di framerate e un'immagine di gran lunga più nitida.

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Fino ad ora abbiamo speso parole molto promettenti nei confronti del remake di Shadow of the Colossus, e a ragione, in quanto il gioco riportato in vita per la seconda volta dai Bluepoint Games è coinvolgente, emozionante e sadico anche a distanza di tanti anni, e vale davvero la pena che soprattutto le nuove generazioni di giocatori, che magari si sono persi il titolo all'epoca per ovvie ragioni anagrafiche, scoprano questo immenso capolavoro grazie a questo remaster. Tuttavia, non mancano alcuni difetti che, volente o nolente, il titolo di Team Ico porta con sé sin dalle sue origini. In un'epoca in cui i controlli, oramai, rappresentano un elemento fondamentale di qualsiasi esperienza di gioco, quelli di Shadow of the Colossus appaiono, soprattutto per chi è un assiduo giocatore, un po' antiquati e decisamente poco pratici. È vero, Bluepoint ha messo a disposizione quattro differenti configurazioni di controlli con cui i giocatori possono avventurarsi nel mondo di gioco, ma talvolta anche quelle migliori non restituiscono un'esperienza esattamente perfetta. Alla fine, noi abbiamo deciso per propendere per quella Classica, anche perché - dopo averci ripreso la mano - abbiamo amato l'idea di restare aggrappati ad alture o al pelo dei Colossi, usando il pulsante R2, in quanto restituisce una sorta di senso tattile all'esperienza.

Un altro aspetto non esattamente eccezionale è la telecamera che, soprattutto nelle sequenze più concitate - in particolare nell'ultimo Colosso, dove abbiamo realmente penato fino all'ultimo secondo a causa di questo difetto - è assolutamente ingestibile e incontrollabile, generando grande fastidio in chi gioca. Se la telecamera non fosse sufficiente, ci pensa anche Agro, il nostro vigoroso cavallo, a complicare molto spesso le cose: tralasciando le sezioni di attraversamento della mappa - dove al galoppo diventa fastidiosamente incontrollabile e molto spesso va a schiantarsi contro rocce o ostacoli, nonostante lo si indirizzi in altre direzioni - in quei combattimenti in cui dovremo servirci di lui per affrontare il Colosso (almeno un paio), l'esperienza diventa pesantemente frustrante. Preparatevi psicologicamente all'idea perché vi tratterrete almeno una decina di volte dallo scaraventare il controller per terra o contro la TV a causa di Agro.

Al netto dei suoi problemi, che era doveroso segnalare, il remake di Shadow of the Colossus è eccezionale. Curato fin nei minimi dettagli da un punto di vista grafico e ancora sorprendentemente attuale anche in termini di gameplay, il titolo di Team Ico resuscita per la seconda volta in modo impeccabile, dimostrandosi un gioco senza tempo, in cui neanche i quasi 15 anni che lo separano dal suo debutto sono riusciti a scalfire la sua immensità e il suo eccezionale valore. L'opera di Team Ico è quella sorta di grande classico che, se non avete mai avuto occasione di recuperare prima d'ora, è giunto il momento di scoprire; ma se invece siete tra quelli che hanno amato a suo tempo l'originale, non potrete non rimanere a bocca aperta nel rivivere le straordinarie avventure di Wander contro gli inaffondabili Colossi.

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09 Gamereactor Italia
9 / 10
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Un grande classico ancora straordinariamente attuale; Una colonna sonora emozionante; Splendido da un punto di vista grafico; Regala emozioni anche a distanza di 13 anni.
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Alcune animazioni sono un po' legnose; La telecamera è a volte ingestibile, soprattutto nelle sequenze più concitate; Cavalcare Agro può essere un'esperienza frustrante, a volte.
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