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Robinson: The Journey

Robinson: The Journey

È questa la killer app di PSVR che stavamo aspettando?

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La realtà virtuale ci ha posto di fronte ad un conflitto. Da un lato, è una cosa interessante e audace, un nuovo modo di immergerci in mondi meravigliosi realizzati da sviluppatori dal talento immenso che ci hanno entusiasmato tante volte in passato, grazie alle loro indiscusse capacità. Ma questo non impedisce al medium dal farci sentire un po' impacciati, quasi come dei novellini, come bambini che stanno imparando a camminare e a parlare per la prima volta. Per di più, c'è quel piccolo problema legato alla nausea e alla chinetosi, un fattore che influisce su diversi giocatori in modo differente.

Robinson: The Journey potrebbe essere definito l'epitome di questa differenziazione. È un gioco caratterizzato da un design elegante per molti aspetti, ed è probabilmente il più bel titolo PlayStation VR fatto fino ad oggi (è sviluppato da Crytek, uno studio che vanta già diversi primati nell'aver dato vita ad alcuni dei mondi videoludici più belli in assoluto), e oltre ad un design progettazione ambientale di prestigio, vanta anche alcune creature simili a dinosauri, animati in modo sorprendente, che aggiungono ulteriore spettacolarità all'esperienza.

Tuttavia, il rovescio della medaglia dell'offerta VR di Crytek è che prevede anche un sistema di movimento che dà una nausea incredibile alle persone. Abbiamo avuto davvero grande difficoltà nella nostra prima ora di gioco, in cui il nostro stomaco si è torto violentemente in più di una occasione, ma passata la prima ora o giù di lì, le cose si sono fatte decisamente più tranquille e verso la fine del gioco ci eravamo oramai abituati (il movimento con la levetta sinistra, 12 modi direzionali con la levetta destra, head-tracking per puntare il reticolo). Ma al di là delle potenziali insidie nei movimenti, ci sono anche altre questioni che hanno inciso sull'esperienza.

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Come abbiamo accennato prima, la realtà virtuale è ancora ad uno stato embrionale, ma non ha impedito ad alcuni giochi di correre prima di saper camminare. In questo caso, intendiamo il puzzle design che in questo caso appare molto semplice, ma a volte vago; una storia semplice, raccontata attraverso le registrazioni che troviamo nel mondo di gioco ma che manca di impatto reale; e infine una deludente assenza di interazione significativa con i dinosauri che incontriamo lungo il cammino. Nonostante la sua qualità visiva e il suo design intrigante, Robinson risulta ancora obsoleto e di poca sostanza in alcuni settori chiave.

Ma ci stiamo spingendo oltre. Robinson: The Journey, proprio come la sua ispirazione letteraria (Robinson Crusoe di Daniel Defoe, 1719), si basa sugli eventi accaduti a seguito di un naufragio. In questo caso, un giovane ragazzo di nome Robin si ritrova "naufrago" in un mondo alieno dopo che la nave colonia dove è nato ha fatto un incidente e si è schiantata sulla superficie del Pianeta. Non conosciamo i motivi di questa collisione, e Robin resta solo per mesi, mentre tenta di inviare segnali di soccorso, cercando cibo per sopravvivere, allevando il suo dinosauro domestico Laika, e chiacchierando con eccentrico compagno IA, chiamato HIGH.

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La storia è abbastanza semplice, e qui Robin non deve far altro che esplorare il mondo intorno a lui e andare alla ricerca di altri sopravvissuti. Il tutto può essere completato in circa tre o quattro ore (forse cinque a sei, se vi prendete un po' più di tempo a scansionare ogni esemplare della fauna locale, e controllare ogni angolo lungo il vostro cammino); non vi spoileremo nulla, ma ci limitiamo a dire che siamo rimasti un po' delusi da come non sia stato sfruttato al massimo il potenziale offerto dall'ambientazione. Ci aspettavamo un colpo di scena in stile Pianeta delle Scimmie per spiegare i dinosauri, ma alla fine si è rivelato solo un pianeta pieno di creature preistoriche simili a quella viste sulla Terra. Nonostante questa particolare avventura venga venduta a prezzo pieno, il tempo di gioco piuttosto breve e un finale poco convincente hanno fatto sì che questo rappresenti più un prologo volto a stuzzicare il nostro appetito prima di procedere con una "portata principale" che, in effetti, non è mai arrivata.

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Si può anche soprassedere su alcune occasioni mancate e una storia di breve durata, se il resto fosse stato eccezionale, ma abbiamo rintracciato una certa incostanza nell'esperienza. Ci sono un paio di bei puzzle, ma la maggior parte di questi non sono stati utilizzati appieno e un sacco di sfide apparivano senza precedenti e, pertanto, risultavano un po' vaghe e confuse. A volte i puzzle o le idee vengono riciclate con buoni risultati, ma nella maggior parte delle volte abbiamo avuto la sensazione che Crytek abbia perso l'occasione di rimpolpare la storia con le sfide più significative, e durante la seconda metà del gioco avrebbero potuto riutilizzare alcune delle idee introdotte con maggior successo all'inizio.

Oltre a questo, alcune sezioni si sono rivelate particolarmente frustranti. C'è stato un momento che ci ha quasi rovinato il gioco: mentre scalavamo (le meccaniche ad esso associate sono brillanti, va detto) siamo arrivati ad un punto in cui siamo andati inavvertitamente nella direzione sbagliata. Appesi lì, sapendo che non potevamo lasciarci andare senza morire, ci ha fatto sentire molto frustrati e agitati perché non riuscivamo a capire cosa fare dopo. Altre volte abbiamo dovuto usare uno strumento (che sembra proprio un controller di movimento, che ci ha fatto domandare per quale motivo non ci sia alcun supporto al Move controller) per spostare gli elementi di tutto il mondo, che talvolta si è rivelato poco pratico.

C'era una sezione stealth in cui abbiamo letteralmente bestemmiato, e ci sono stati diversi passaggi di gioco troppo vaghi. Unite ad alcune incongruenze visive e una narrazione che avrebbe potuto essere molto più eccitante, in generale ci siamo sentiti piuttosto delusi. Ci sarebbe piaciuto che funzionassero meglio tante altre cose (i puzzle in cui si prende il controllo di HIGHS, le sezioni di arrampicata, la possibilità di dare ordini con un dito al vostro dinosauro domestico, sono tutti elementi piuttosto buoni), e anche una trama che fosse un po' più avvincente, ma non è andata così.

Non è tuttavia un'esperienza completamente da buttare. C'è un sacco di atmosfera, la voce narrante è buona (anche se la sceneggiatura è un po' goffa) e alcune delle sezioni puzzle sono state interessanti. Eppure, non c'è abbastanza da giustificare il prezzo pieno di questo gioco, e non possiamo fare a meno di pensare che siano previste tante nuove cose e altre che verranno sistemate in futuro. In ultima analisi, Robinson: The Journey è incapace di reggersi sui suoi elementi positivi, dal momento che ha troppi difetti che è impossibile ignorare.

Anche in vista della sua ambientazione, eravamo particolarmente entusiasti del titolo di debutto su PSVR di Crytek, ma ora che sono scorsi i titoli di cosa, pensiamo che si sia tratta di un'esperienza che abbiamo più sopportato che goduto. Questo avrebbe potuto (e forse avrebbe dovuto) essere la killer application di PlayStation VR, ma quando tutto è stato detto e fatto, ci è apparsa molto più un'occasione perduta che allude a quello che avrebbe potuto essere.

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05 Gamereactor Italia
5 / 10
+
Il miglior gioco PSVR da un punto di vista grafico finora pubblicato; Ambientazione e dinosauri interessanti;Buona la meccanica di scalata; Alcuni puzzle interessanti.
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La storia non è coinvolgente; Esperienza breve; Design un po' vago in alcuni punti; Momenti frustranti; Avrebbero potuto fare molto di più; Potrebbe dare nausea.
overall score
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